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Aramoni, cuore della storia locale

 

Le origini dal paleolitico alla colonizzazione greca.

Origini e storia di Zambrone

Col termine Paleolitico si indica un’epoca risalente a circa un milione di anni fa. È lunghissimo periodo caratterizzato dalla vita nomade, basato sulla caccia e sulla raccolta di vegetali spontanei e dalla realizzazione di manufatti in pietra ottenuto con la tecnica della scheggiatura. Il chopper è un primitivo strumento ottenuto scheggiando mediante percussione l’estremità di un ciottolo, al fine di ottenere un margine tagliente. Il promontorio del Poro è una delle zone più ricche d’Italia di questi strumenti. Tra le località principali, nelle quali sono stati reperiti tali manufatti: Crista di Gallo, Crista di Zungri, Torre Galli, Passo Murato, Piano di Santa Lucia, bivio di Potenzoni, Madama, Priscopio, Zambrone Scalo. Da quest’ultimo proviene un notevole numero di chopper ritenuti molto antichi (forse di 800mila anni fa). Il Paleolitico medio (150mila 35mila anni fa) corrisponde allo sviluppo di una forma umana che si è evoluta in loco, nell’Europa e nell’Asia occidentale CON l’uomo di Neandertal. Essa è ben rappresentata sull’altopiano del Poro, ad esempio a Passo Murato, Crista di Gallo, Monte Poro e nella zona dei terrazzi marini a Daffinacello di Zambrone. Con il Neolitico (VI, inizi IV millennio a.C.) si realizza il più grande cambiamento nella storia dell’uomo: il passaggio dall’antichissimo modo di vita basato esclusivamente sulle risorse esistenti in natura a un’economia fondata sulla produzione del cibo mediante l’agricoltura e l’allevamento. Le ricerche effettuate sull’altopiano del Poro hanno portato ad individuare decine di aree in cui affiorano frammenti di tale epoca. L’età del bronzo è un’epoca di progresso tecnologico ed economico e di intensi scambi anche a lunga distanza. Questa età vede sorgere anche forti conflitti e disparità stabili di ricchezza, prestigio, potere tra gruppi sociali all’interno delle comunità. La pratica della guerra, sempre più diffusa e intensa, è causa di forti tensioni e impone dei mutamenti nella scelta dei luoghi in cui abitare e nel modo di organizzare gli insediamenti. Il promontorio del Poro si è rivelata una delle più importanti aree per lo studio delle trasformazioni territoriali nella protostoria. Gli abitati conosciuti dell’età del bronzo recente nel promontorio di Tropea sono dieci e forse di più. In parte sono situati nella fertile zona dell’altopiano, in parte si dispongono su pianori difesi della zona dei terrazzi, come Mesiano Vecchio e Pirara, in parte infine vanno a occupare sit costieri con possibilità di approdo per inserirsi nei commerci marittimi. Lo scavo praticato nel 1994 nel sito costiero su promontorio di Punta di Zambrone ha permesso di ritrovare parte della fortificazione che difendeva il villaggio. Questa era costituita da un muro in pietrame e da un fossato, al cui interno sono state trovate molte ceramiche locali del Bronzo recente e anche diversi frammenti di vasi dipinti di tipo miceneo. Nei due secoli circa della prima età del ferro (925-725 a.C.) avvengono grandi trasformazioni. È questo l’arco di tempo in cui si formano i maggiori popoli dell’Italia antica e anche quasi tutte le principali città. Tra la fine dell’VIII e il VI secolo a.C. si svolge la vicenda della prima età greco-coloniale. Nel corso dei secoli le città greche assunsero progressivamente il controllo dell’intera Calabria, spesso imponendosi con la forza sulle comunità indigene. Uno dei centri indigeni che è riuscito a sopravvivere e anche ad avere un discreto sviluppo fino al VI secolo a.C. è quello di Torre Galli. È importante sottolineare che in alcune tombe maschili del VI secolo a.C. sono presenti come punte di lancia in ferro. Essere sepolto con le armi era una prerogativa degli uomini liberi e ciò significava che gli abitanti di Torre Galli avevano mantenuto una certa autonomia rispetto alla vicina città di Ipponio (anche se certamente l’influenza politica, economica e culturale di quest’ultima doveva farsi sentire). Sia Torre Galli che gli altri abitati legati al sistema territoriale indigeno cessano la loro esistenza con il V secolo a.C., periodo durante il quale la vicina città greca di Ipponio dovette acquisire il controllo diretto di tutto l’altopiano del Poro.

Aramoni e la nascita di Zambrone

Nel 1307 Carlo II concesse al figlio Roberto il titolo di duca di Calabria. Il ducato di Calabria forniva ai principi pingue entrate per la loro corte e spesso accadeva che fosse governato solidamente da un viceré. È in questi anni e in tale contesto storico che, secondo la tradizione, si formò il primo nucleo del villaggio di Zambrone. Antichi testi narrano che, in tempi remoti sorgeva sul Monte Poro “luogo lieto di pascoli e di seminati”, la città di Aramoni. Forse per dispute con le tribù vicine, o forse per volere del re Roberto d’Angiò, essa fu distrutta intorno al 1310. A tale proposito va ricordato che Roberto d’Angiò diveniva re di Sicilia nel 1309, alla morte del padre. Probabile, dunque, che sin dalle prime battute volesse imporre l’autoritas nei territori del suo regno.  Si narra che gli Aramonesi sfuggiti alla devastazione, si riversassero sulle coste in cerca di rifugio e si stabilirono lungo la fiumara Potàme, nell’area denominata San Giovannello, oggi nota come località Madama. In quegli anni le coste erano continuamente minacciate dalle incursioni dei pirati, come testimoniano i resti delle torri disseminate lungo il litorale dell’Angitola a Tropea, che avevano il compito di avvisare dell’imminente pericolo. Gli Aramonesi furono quindi costretti ad abbandonare ancora una volta le case per cercare dimora sicura verso l’interno collinoso. Qui trovarono riparo e costruirono tre villaggi che, in memoria della loro consanguineità chiamarono con tre nomi inizianti con la medesima lettera Z e cioè: Zaccanopoli, Zambrone, Zungri. Altre fonti, però, sostengono che il toponimo Zambrone, derivi da Zambros, nome appartenuto ad un’antica e nobile famiglia che avrebbe abitato nei tempi remoti queste terre, dando qui origini ad una laboriosa masseria che nel corso dei secoli si sarebbe ingrandita attraverso i discendenti della stirpe, diventando un vero e proprio punto di riferimento per le zone circostanti. Altre fonti ancora fanno derivare il nome Zambrone dal promontorio su cui sorge, anticamente detto Zam-brone. Altre fonti, infine, assegnano il nome Zambrone a un’origine greca che significherebbe “casa nobile per vino ed olio”. Il vino e l’olio zambronesi, d’altronde, sono lodati in testi celebri della storia calabrese quali quelli del Barrio, Sacco, Sergio. Particolarmente rinomata era l’uva bianca di Zambrone detta zibibbo, dalla quale si ricava un eccellente vino da dessert.

XVII e XVIII secolo

Nel 1600 Zambrone era un paese fiorente, con una popolazione industriosa e attiva che si dedicava alacremente sia alla coltura che al commercio. Molti dei suoi terreni erano però di proprietà dei nobili di Tropea, che spesso vi si recavano per controllare i raccolti. Infatti in quegli anni e fino agli inizi del 1800, Zambrone fu Casale di Tropea insieme con altri 22 villaggi limitrofi e cioé: Parghelia, Alafito, Zaccanopoli, Fitili, Daffinacello, Daffinà, San Giovanni, Drapia, Gasponi, Santa Domenica, Ciaramiti, Brattirò, Caridi, Canciadi, Spilinga, Panagna, Lampazzoni, Barbalaconi, Ricadi, Orsigliadi, Brivadi e San Nicolò. I Casali erano riconosciuti come università rurali, ma dipendevano in tutto e per tutto dalla città capoluogo. A capo di ciascuno di essi era un sindaco, eletto a cura dei due sindaci di Tropea e i cui compiti consistevano, essenzialmente, nella ripartizione e nella riscossione dei tributi. Nel 1722 Zambrone fu protagonista, tra gli altri, di quella rivolta dei Casali di Tropea contro il Capoluogo e le esazioni fiscali che tenne in assedio la città per diversi giorni. Questa fu una delle tante rivolte contro Tropea, per problemi di tributi e di insofferenza per i rapporti di sudditanza.

1811: Zambrone comune autonomo

 Le ribellioni si attenuarono soltanto con l’avvento della Repubblica Partenopea (1799). Fu il generale Jean-Etienne Championnet a disegnare la nuova mappa politico-amministrativo dei luoghi, seguendo le direttive di Giuseppe Napoleone che decise di dividere il Regno in Province, Distretti e Governi. I francesi, con la legge del 19 gennaio 1807, fecero allora di Zambrone un luogo, ossia Università, nel cosiddetto “Governo di Parghelia”. Zambrone divenne Comune autonomo nel 1811, con il decreto del 4 maggio dello stesso anno, che dava un nuovo assetto amministrativo alla Calabria. Ciò accadde sotto il governo di Gioacchino Murat che divise la regione in due province: la Citeriore, con capitale Cosenza e l’Ulteriore con capitale Monteleone. Ogni provincia venne quindi divisa in quattro Distretti, suddivisi ulteriormente in Circondari e quest’ultimi in comuni e frazioni. Il Consiglio del nascente comune, era chiamato “Decurionato” e aveva anche il compito di eleggere il Sindaco e altri due responsabili che dovevano coadiuvarlo, in seguito detti “Assessori”. Diventato comune autonomo, Zambrone ebbe anche le frazioni di Daffinà, Daffinacello e San Giovanni. La sua popolazione si aggirava in quegli anni, secondo la “Statistico murattiana”, sui 636 abitanti, mentre San Giovanni ne contava 144, Daffinà 491, Daffinacello 97.

200 anni di municipalità per Zambrone

«Risparmiate il mio volto, mirate al cuore, fuoco!». Sono le ultime parole all’indirizzo dei fucilieri pronunciate da Gioacchino Murat, il re francese che col decreto 922 del 4 maggio 1811 istituì, fra le altre, anche la municipalità di Zambrone. C’è da presumere che gli zambronesi dell’epoca ignorarono gli eventi che li vide indiretti protagonisti. Morto un re, ne giunse un altro. A dire il vero, non si trattò di un nuovo volto, piuttosto di un ritorno. Ferdinando II di Borbone restaurò quanto possibile. E così Zambrone ritornò sotto il controllo della limitrofa Tropea. I Borbone ignorarono esigenze, bisogni e necessità degli zambronesi. Di tanto in tanto qualche funzionario giungeva ad acquisire dati e informazioni che mai furono da preludio a iniziative di rilievo. Con l’unità d’Italia le cose peggiorarono. Zambrone riebbe la sua autonomia municipale. Magra consolazione. La produzione del cotone scomparve e così la coltura del baco da seta. Non si registrò alcun episodio di brigantaggio e la rassegnazione ebbe, come di consueto, il sopravvento. La gente continuò a pregare San Carlo Borromeo, la Madonna Immacolata e a sperare in tempi migliori. Poi la Prima guerra mondiale. Gli zambronesi acquisirono, nella circostanza, coscienza del loro status di cittadini. A seguire il Fascismo. Le condizioni socioeconomiche non migliorarono, qualche opera pubblica venne però definita. In particolare, la realizzazione di una strada che permise al capoluogo di uscire dal suo cronico stato di isolamento. Il fascismo non ebbe grandi oppositori. I pochi “dissidenti” furono isolati, anche se… caduto il regime, il primo sindaco fu proprio un comunista, tale Cono Grillo. Il Comune di Zambrone fu uno dei sei comuni della Calabria a esprimere un primo cittadino comunista. Ma per “Il sol dell’avvenir”, tempi e contesto non erano propizi e l’esperienza durò pochi mesi. Tuttavia, grazie all’abile regia di un fine conoscitore dell’animo degli zambronesi, il sindaco successivo difese il territorio dal tentativo di egemonia (come si direbbe con terminologia contemporanea) dei vecchi rappresentanti del potere economico tropeano. Nino Collia divenne così il sindaco dell’identità e dell’autonomia zambronese. Dopo di lui: Deodato Vallone, Egidio Sergi, Vincenzo De Ferrante, sindaci che seppero in qualche modo cementificare il senso dell’appartenenza a una comunità dotata di una sua identità. Nell’aprile del 1967 giunse a Zambrone un ministro (prima e unica volta). Giacomo Mancini, titolare del dicastero per i Lavori pubblici dopo avere constatato le condizioni di arretratezza del paese, in pratica una vera e propria baraccopoli… gettò le premesse per la definitiva sua trasformazione. Il resto è cronaca. Il ruolo dell’agricoltura, quello del turismo, la funzione dei partiti, l’associazionismo sindacale e ricreativo, la devozione religiosa, l’emigrazione, gli echi della cultura greca, bizantina e aramonese dispersi nel tempo, sono i poli di riferimento per un approfondimento della storia di questi due secoli di autonomia comunale. A proposito di Zambrone, un poeta locale ha scritto: “Sei la radice e il giaciglio. Sei la speranza”. Lirismo o traccia per la municipalità del terzo millennio?

Il mare e la campagna

Da tempi remotissimi, dunque, la ricca e florida campagna di Zambrone elargisce i suoi preziosi doni. Un altro elemento distintivo del suo favoloso paesaggio e della sua tenacissima cultura millenaria è il mare. Le pendici delle colline, i corsi d’acqua, le rocce: tutto ciò che appartiene alla sua natura sembra tendere al mare. E se la “terra”, la campagna costituisce l’anima della civiltà di Zambrone, proprio il mare può essere considerato il suo elemento complementare. In un remoto passato vennero dal mare non soltanto lutti e devastazioni a causa delle invasioni piratesche, ma anche ricchezza e diversità di valori culturali, le quali si rivelano, ancora oggi, nel temperamento acuto, ingegnoso, fantasioso e, anche, sospettoso dei suoi abitanti. Quella di Zambrone, dunque, è una storia antichissima, risalendo la quale ci si smarrisce nei miti oscuri della grecità, che tutt’oggi, vengono evocati proprio dal mare, profondo, cristallino, ricco di tesori gelosamente nascosti nel fondo dei suoi abissi (una straordinaria vegetazione marina ed un’eccezionale varietà di pesci). Le leggendarie isole Itacesie, così chiamate in ricordo della patria di Ulisse, secondo gli scritti di Plinio e Solino, sorgevano esattamente tra lo Scoglio della Galea (Capo Vaticano) e Punta Zambrone. Se ci si sofferma ad osservare le forme bizzarre di alcuni scogli della Marinella, un’affascinante insenatura di Zambrone, si comprende perché racconti popolari tramandano di creature dalle strane fattezze, alcune identificate nell’immaginario collettivo come Sirene, che frequentavano tali luoghi. La vicina spiaggia di Sant’Irene, infatti, è probabile che originariamente si chiamasse Sirene.

Note storiche concesseci dall'Associazione culturale Aramoni

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Zambrone a Buongiorno Regione, la rubrica del TG3 Calabria. Il link per guardare il servizio

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Scoperta archeologica risalente al XII sec. a.c. a Zambrone. Uno dei siti protostorici più importanti del Meridione

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Gli eventi di Febbraio 2013:

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La pro loco Zambrone sottoscrive insieme ad altre 5 pro loco della costa degli dei (pro loco Tropea, Parghelia, Drapia, Capo Vaticano, Zaccanopoli), un protocollo d'intesa denominato "Patto per il territorio". il 19 giugno la presentazione ufficiale a Tropea.

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89868 Zambrone (VV)

 

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